La Baìa è un gruppo di guardie, armate d’alabarde e capeggiate da un Abbà che custodiscono e scortano nella solenne
Processione del 19 agosto, la statua di San Magno protettore degli allevatori ed agricoltori cuneesi. Nasce ufficialmente nel 1514 contestualmente alla decisione dell’ampliamento della primitiva cappella di Castelmagno eretta nel XV secolo a 1761 metri d’altitudine. Tale cappella, ora trasformata ed ulteriormente ampliata in Santuario, è dedicata al milite romano della legione tebea: Magno, che subì il martirio nel comune di Castelmagno, per difendere la propria fede cristiana. Da quanto riportato nell’opera della Regione Piemonte “ Piemonte: le feste religiose, le manifestazioni, ecc.” Scritto da Dino Garino, si apprende che già nel X secolo la nostra gente montanara impugnò le alabarde (ornate da nastri colorati simboleggianti i raggi del sole) per difendersi dall’invasione dei saraceni, che calarono dalla Provenza verso le montagne Cuneesi. Dal libro “Abbadie in Val Maira … “ scritto da Chiara Andreis, si cita spesso la nostra Baìa fra quelle che si trasformarono in guardie armate, al servizio della Chiesa, contro le eresie calviniste, ugonotte e valdesi (seguite alla riforma protestante). Ad esse era affidata la sorveglianza sui giocatori, sui vagabondi, sugli ubriachi, sulle risse che scoppiavano fra abitanti di frazioni diverse, con un relativo potere di polizia, presentando affinità col potere analogo che avevano gli “Abbati” od i “Re dei Compagni” delle feste popolari francesi.Nel 1600 nascono, in Occitania e nel Cuneese, le “Compagnie delle Abbadie” le cui probabili origini storiche di guardia armata a difesa della chiesa locale, derivano dalla volontà di contrastare le invasioni degli Ugonotti. Questi ultimi furono scacciati dalla Francia in seguito alla revoca dell’Editto di Nantes (nel 1685) e si rifugiarono nelle vicine valli piemontesi. Per oltre un secolo non mancarono le “scaramucce “ contro gli Ugonotti che, nelle più importanti feste religiose, spesso “disturbavano” lo svolgimento delle funzioni. Inizia una vera e propria ronda militare avente lo scopo di scoraggiare i protestanti dal disturbare le funzioni religiose. Ancora oggi vengono eseguiti nove giri dalle Baìa de Chastelmanh, al termine di tutte le funzioni religiose del 19 agosto, aventi un preciso significato di difesa del Santuario. Notevole importanza rivestiva la figura del “Bombardiere” che, dotato d’arma a lunga gittata (si presume appunto una bombarda) costituiva il perno difensivo della milizia locale.
Il Santuario di Castelmagno era ed è un centro d’attrazione notevole, con la sua festa che si svolge il 19 agosto. Andare alla festa di S. Magno diventava un vero e proprio pellegrinaggio, che acquisiva in se stesso la funzione di sacrificio, d’offerta, per ricevere la benedizione e i favori del Santo, protettore del bestiame e dei lavori agricoli. Al tempo il Santuario era raggiungibile solamente attraverso sentieri e mulattiere,cosicché molti fedeli erano costretti a camminare per ore o addirittura per giorni. Sovente si pernottava ent’es granges d’i marguier (nelle baite dei margari) per arrivare puntuali al Santuario il giorno della festa. I pellegrini provenienti dalla zona di Selés (Celle Macra) o dalle fraz. Castelmagnesi di Arbouna, Coulet, Valiera, Chandarfei, Batouira, ecc… si recavano a questo punto di fede portando con sé delle croci, che erano piantate in un pianoro, denominato ancor oggi Pian d’es crousettes, quasi per estendere sui pascoli la benedizione ricevuta. Da queste croci nasce il simbolo orgogliosamente cucito sulle giacche dei membri della Baìa costituito da due nastri, riccamente colorati, detti levrees, che perpendicolarmente s’incontrano all’altezza del cuore di chi le indossa. Nastri che erano regalati, ai parenti ed amici, dalle spose nel giorno del loro matrimonio (stanti a simboleggiare un pegno di felicità a coloro che avevano preso parte alla solenne cerimonia). Tali nastri erano usati in molti altri luoghi della Francia meridionale e Italia settentrionale (famosi sono quelli della Baìo de San Peire e dei Valdes d’Aosta).
Stessi nastri, uniti in mazzi, adornano le alabarde delle guardie di San Magno rendendo le pesanti e minacciose armi più allegre, variopinte e soprattutto molto più visibili agli occhi degli “infedeli ugonotti” e di coloro che osassero disturbare le solenni funzioni. Le stesse alabarde, dette “trent”, sono formate da pesanti bastoni e montano bellissime punte di forme e colori diversi.Da alcune delibere comunali del 1777 “tradotte” da Fausto Menardi, si apprende che alla presenza dello scrivano (oggi segretario) inviato dal Marchese di Saluzzo a verbalizzare i due consigli comunali che avvenivano annualmente a Castelmagno, si nominavano i membri della Baìa stessa. Seguiva la “precettazione” di quanto deliberato tramite il “servo del Comune” (oggi messo). Precettazione alla quale i destinatari non potevano astenersi dall’accettare (salvo che vi fossero seri motivi). Altra caratteristica “storica” della Baìa sono i suoi variopinti pennacchi, cuciti sui cappelli, determinanti i vari gradi di chi le indossa. Dallo scritto di Don Bernardino Galaverna, si apprende che tali pennacchi avevano colori diversi: bianco-rosso-blu le reclute, verdi-rossi tipo bersagliere i veterani e giallo-arancione gli ufficiali. In particolare l’Abbà era l’unico ad avere una lunga penna di traverso cucita sul davanti del chapel (cappello). Egli era considerato la massima carica sociale durante lo svolgimento della festa patronale ed aveva il compito di sovrintendere e garantire il regolare e corretto svolgimento di tutte le feste locali, che avvenivano durante l’anno.
L’Abbà decide come meglio dislocare i membri della Baìa fuori e dentro il Santuario. Durante le funzioni il gruppo della Baìa esegue particolari gesti e riti di antichissima tradizione, come: far leggere le “Scritture” ad un Ufficiale col cappello in testa, fare una sorta di “presentat’arm” durante l’elevazione dell’ostia e del calice del sacerdote officiante, scortare (tenendo in alto l’alabarda) i Sacerdoti che distribuiscono la Comunione (affinché siano anche ben visibili ai pellegrini i luoghi in cui avviene il rito).
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