Associazione Culturale Aristocrazia Europea

giovedì 23 maggio 2013

WALSERtreffen 2013

 
 
 
 

 
 

 

 


 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Das Große Walsertal und Damüls stellen sich vorIn Ausstellungen, mit Führungen und anderen kreativen Ideen werden die unterschiedlichen Themenschwerpunkte präsentiert.

7 Gemeinden - 6 Themenschwerpunkte

  • Thüringerberg: Biosphärenpark
  • St. Gerold: Kunst & Kultur
  • Blons: Lawinenkatstrophe 1954 & die Gemeinde heute
  • Sonntag-Buchboden: Landwirtschaft & Vermarktung regionaler Produkte
  • Fontanella-Faschina: Wasser & Musik
  • Damüls: Geschichte & Tourismus
  • Raggal-Marul: Architektur & Tracht
Höhepunkt des Walsertreffens bilden der Walser-Festabend am Samstag, 14. September 2013 und der Festumzug am Sonntag, 15. September 2013.

Fr, 13. September 2013


  • Alphornbläser aus Raggal
  • Musik am See (Foto: Walserherbst)

  • Jahresversammlung der Internationalen Vereinigung für Walsertum (IVfW)
Herzlich willkommen – Abendprogramm: 
  • „Musik im Dorf“, Kirchdorf Damüls
  • „Musik am See“ ein Open-Air Konzert am Seewaldsee, Fontanella
  • Dämmerschoppen mit dem Musikverein Fraßenecho, Raggal

Sa, 14. September 2013



Vormittag: Generalversammlung der Internationalen Vereinigung für Walsertum
Perle Damüls "Geschichte & Tourismus"
- "Einwanderung" Auf dem Weg der ersten Walser nach Vorarlberg - vom Furkajoch zur Brandalpe
Ausstellungen: - "die Damülser Bischöfe" - von den Beischöfen welche in alle Welt zogen, im Gemeindesaal
- "Tourismus und Geschichte" im Pfarrhaus
 

Perle Fontanella "Wasser & Musik"
- "Auf dem  Quellenweg durch Fontanella" mit musikalischen Stationen und gemütlichem Ausklang im Dorf
- Besuchen Sie die Walser Medienbibliothek der Vorarlberger Walservereinigung

Perle Sonntag "Landwirtschaft & Vermarktung regionaler Produkte"
- Markt der Vielfalt, Bergkäseherstelltung, Landwirtchaftliche Betriebe öffnen die Tore

Perle Blons "Lawinenkatastrophe 1954 & die Gemeinde heute"
- Lawinendokumentation im Gemeindezentrum: Führungen und Informationen zur Lawinenkatastrophe 1954 und zum Wiederaufbau in Blons
- Lawinenwege Blons: Führungen auf dem Leusorgweg

Perle Raggal "Trachtenwesen & Architektur"
- Trachtencafe im Kultursaal: Ausstellung und gemütliches Beisammensein
- Architektur - gestern und heute: Führungen und Ausstellungen mit Treffpunkt Gemeindehaus Raggal

Perle St. Gerold "Kunst & Kultur"

- Propstei St. Gerold - kulturelles Zentrum des Tales: Führungen in der Propstei und Umgebung

Perle Thüringerberg "UNESCO Biosphärenpark"

- Leben & Arbeiten in der Modellregion: Austellung, Information und Aktivitäten

-> Der Walserabend mit regionalen Spezialitäten und Kulturbeiträgen findet in allen sieben Gemeinden statt.
Alle Programmpunkte und Angebote sind mit den eigens für das Walsertreffen 2013 eingerichteten Shuttlebussen erreichbar. Diese fahren von Freitagabend bis Sonntagnachmittag zwischen den sieben Festgemeinden.

So, 15. September 2013


  • Festumzug (Musikfest 2010)

  • Festgottesdienste in den Pfarrkirchen
  • Aufstellung für den Festumzug
  • Festumzug in Raggal und offizielle Verabschiedung
  • Mittagsverpflegung in Raggal
  • individuelle Abreise
 
 

 

Programma


  • Alphornbläser

Le Sette Perle - le sette comunità Walser si presentano
  • La Perla Damüls: "Storia e Turismo"
  • La Perla Fontanella: "aqua e musica"
  • La Perla Sonntag: "Agricoltura e Marketing dei Prodotti Regionali"
  • La Perla Blons: "La catastrofe della slavina del 1954 e il villaggio oggi"
  • La Perla Raggal: "Costume Reginale e Architettura"
  • La Perla San Gerold: "Arte e Cultura"
  • La Perla Thüringerberg: "Parco UNESCO della Biosfera

Le Sette Perle



Mattina: iunione Generale della Associazione Internazionale Walser (IVfW)

La Perla Damüls: "Storia e Turismo"
-     "Trasferimento " dei primi Walser sullla Via verso il Vorarlberg - dal
Furkajoch alla Brandalpe
 
Esposizioni:
-      " I Bischöfe di Damüls“- le famiglie Bischöfe , sparse in tutto il mondo.
-      "Turismo e Storia" nella Casa Parrocchiale
   
La Perla Fontanella: " aqua e musica"
-       "Sulla Via delle Fonti attraverso Fontanella“ con Stazioni Musicali e
piacevole conclusione in Paese
-       Visita alla Biblioteca Walser Mediale della Associazione Walser del Vorarlberg
      
La Perla Sonntag: "Agricoltura e Marketing dei Prodotti Regionali"
     -      Mercato dei prodotti tipici, produzione del Bergkäse, Aziende agricole aprono le porte
 
La Perla Blons: " La catastrofe della slavina del 1954 e il villaggio oggi"
-        Documentazione della slavina nella Sala Comunale: Guide ed informazioni circa la Catastrofe del 1954 e la successiva ricostruzione a Blons
-      I percorsi delle slavine a Blons: Guide sulla Leusorgweg.
La Perla Raggal: " Caratteristiche del Tracht e Architettura "
-        Caffè in Tracht nella Sala della Cultura: Esposizione e piacevole "stare insieme".
-        Architettura ieri ed oggi : Guide ed esposizione nel Punto di Riunione
del Comune di Raggal

La Perla San Gerold:  " Arte e Cultura  "
-        Prevostura di San Gerold- Centro culturale della Valle: Guide nella
Prevostura e dintorni.
 

La Perla Thüringerberg : " Parco UNESCO  della  Biosfera "
-      Vita e Lavoro nella Regione Modello: esposizione, informazione e Attivitá
 
-> Serata Walser con Specialità regionali e attività culturali in tutti i sette comuni.
Tutte le località e le attività esposte nel programma del Raduno Walser 2013 sono raggiungibili nei sette paesi con i Bus-navetta messi a disposizione dalla sera del Venerdì al pomeriggio della Domenica.

Domenica, 15 Settembre 2013

  • Festumzug (Musikfest 2010)

  • Funzioni Sacre festive nelle Parrocchie
  • Esposizione per la Parata
  • Parata in Raggal e chiusura ufficiale
  • Vitto prandiale a Raggal
  • partenze individuali

Letteratura Walser.

Letteratura


Il dialetto nasce quale lingua di comunicazione verbale di una comunità.  Di tale comunità richiama l’identità storica, la natura, le tradizioni culturali, la vita di ogni giorno, e persino la sua collocazione geografica.  È la lingua che caratterizza e diversifica un gruppo, sono il titsch e il töitschu che distinguono rispettivamente il gressonaro e l’issimese dal “forestiero”.   È la lingua madre, la lingua che i coloni walser hanno portato nel loro bagaglio di conoscenze, quella “senza pretese”, usata in famiglia e tra gli amici, la lingua nella quale si pensa, si sogna, si fanno progetti, si esprimono sentimenti e si descrivono sensazioni ed immagini.
Nel XIX e nel XX secolo molte persone delle nostre comunità trovarono nella lingua arcaica popolare il mezzo più rispondente al loro bisogno di lasciare traccia scritta del loro intimo sentire, del loro sapere, perché facente parte integrante della loro umanità. È un fiorire di autori, che nella semplice scrittura dialettale, in poesia o in prosa, vogliono tramandare la cultura dei padri per salvarla dall’oblio. 
Giustamente Paolo Sibilla, nell’introduzione al libro  “Orizzonti di Poesia” scrive che i moderni lavori in titsch e in töitschu “celebrano una civiltà antica, centrata su di una tradizione che fa appello ad una eredità spirituale e linguistica a lungo custodita.” 
La poesia dialettale ha il potere di annunciare un ritorno alle origini. Ci riporta ad un mondo lontano dalle inquietudini delle città e di una vita massificata, dove la natura accompagna le perenni fatiche dell'uomo e fa da sfondo agli eventi della vita quotidiana.  Non ad un mondo “folkloristico”, ma ad una realtà universale.
A Gressoney,  a metà del XIX secolo, Louis Zumstein, uomo di grande cultura e con conoscenza di varie lingue, scelse il titsch per comporre opere poetiche d’ispirazione popolare, in contrapposizione alla letteratura di cultura germanica, a quell’epoca fiorente a Gressoney, assorbita ed introdotta dai Krämer che in paesi di lingua tedesca praticavano il commercio.
Margherita Scaler, pure lei, donna di grande cultura con conoscenza di varie lingue, sceglie il titsch per raccontare nelle sue poesie l’armonia della natura, l’abbandono nel divino, la semplice vita d’ogni giorno della gente della sua infanzia, del suo paese.
Hilaire Christillin, di Issime, ci ha lasciato un piacevole itinerario poetico verso la cappella di Mühni, a 2002 metri, nel vallone di San grato. Era fratello del più conosciuto Jean-Jacques, prete di grande cultura, autore del celebre volume “Légendes et Récits recueillis sur les bords du Lys”. 
Attualmente, quando più che mai è presente il pericolo di perdere la propria identità culturale con il titsch ed il töitschu minacciati d’estinzione, schiacciati dall’uso generalizzato dell’italiano, alcuni animi sensibili e appassionati si cimentano in semplici ma sinceri componimenti poetici. Ricordiamo Erwin Monterin, Attilio Squinobal, Nelly Schmit, di Gressoney, Albert Linty, Ugo Busso e Irene Alby, di Issime. 
 
 

                Pubblicazioni sulla cultura walser, curate dalle Associazioni Culturali locali
 
Il passaggio da lingua parlata a lingua scritta non fu senza problemi: subito si presentò quello della fonetica e della grafia, cioè di come rappresentare in forma scritta i suoni e gli accenti di una parola.  Non esistevano regole ed ogni autore cercò di supplire creandone di personali, sforzandosi di rendere in modo perfetto gli aspetti fonici del dialetto.
Solo in anni recenti, con la realizzazione dei vocabolari titsch e töitschu a cura del Walser Kulturzentrum, si è giunti alla codificazione della fonetica, certamente più agile e più immediata di quella utilizzata dai primi scrittori.

Inno del Popolo Walser.

 

D'Walser - I Walser



Vor vélle, vélle hòndert jòaré,                                                   Molti, molti secoli or sono,
sindsch òber d’pass en d’fremdé gfòaret,                            i Walser abbandonarono il paese natìo       
hein ériò heimat-tal verloat,                                                      avventurandosi in luoghi sconosciuti
òn witt ewäg schè nédergloat.                                                 per poi fermarsi in posti lontani.
Refrain                                                                                          Ritornello
Doch walser art òn walserbluet                                               Però le loro usanze e le loro origini
bewarendsché en der fremdé guet. (dreimal)                      si conservano anche in terra straniera.
Mò weis nid wòròm d’walser litté                                            Non si sa perché la gente walser
ou fòrtzochet sin sò witt.                                                            sia andata così lontano. Heindsch mòssò zie oder welle goa ?                                  Sono stato costretti o l’hanno voluto loro?
Welz chan das hit noch wòl verstoa?                                     Nessuno ancora lo sa con precisione.
Refrain                                                                                          Ritornello
Dschi hein di oaltò brucha phoaltet                                        I walser hanno mantenuto le loro antiche tradizioni
òn ériò heimatspròach erhoaltet.                                            e conservato la loro parlata.Sotte fri òn stòlz wie d’walser sinn,                                         Raramente si trova un popolo cosìmò sèelte noch es volchié fént.                                               libero e fiero come il popolo walser.

Refrain                                                                                          Ritornello
O wenn doch ou en éndscher zit                                            Oh se anche ai tempi nostri
di walser art em läbe blibt! (dreimal)                                     la tradizione walser continuasse a vivere!

Le preghiere dei popolo Walser.

Preghiere


 
Issime
 
Pater noster
Ündschen Atte das bischt im hümmil, das déin noame séji gwihti, das déin weelt cheemi, das als séggi wi d' willischt sua im hümmil wi ouf im heert.
Gib n'ündsch höit ünz bruat van all toaga, tu n'ündsch varzîn ündsch schuldini wi wir varzîn deenen das n'ündsch séin schuldig, loa n'ündsch nöit vallen im schwache weg, wa hüt n'ündsch ous ter ellji büaschi dinhi.  Amen

Méin Lljibi Gott un ündsch Lljibu Vraua, schikhjit n'ündsch an guten tag (an gut nacht) elljenen zseeme wi Ihr heit n'ündsch gschikhjt an gut nacht (an guten tag).
Mio  Dio e nostra Buona Signora, mandate una buona giornata (una buona notte) a tutti noi come ci avete mandato una buona notte (una buona giornata).
 
 

                         Quadro con l'Ave Maria in tedesco     Issime
 
 
 
 
Gressoney 
Pater noster
Endsche attò, das béscht ém hémmel , heilége siggé din noame, chéemé din Herrschaft, dass  din Wélle siggé gmachte em Hèmmèl òn òf déscher wéelt.
Géb hit éndsch énz tegléchs bròt, òn tue verzie éndsché schòlde wie wier tiebersché verzie éndsche scholdner. Tuenendsch nid verfiere, aber tuenendsch erlése vòm schlächta. Amen
 
Angelo di Dio
Engelté komm, mach mé fromm dass éch zu dier em hémmél komm.
Vieni angioletto, fammi diventare buono affinchè possa venire con te in Paradiso.

 
Quadretto a punto croce con Haussegen (benedizione della casa) presente in quasi tutte le case

Walser: proverbi e modi di dire.

 

Proverbi e modi di dire



Issime
Augschte voad d’hérbscht ouf im groat, augschte lljéivrut d’hérbscht in d’Lljéisu.Agosto inizia l’autunno sulle cime, agosto finisce l’autunno nel Lys.
Goan tringhien in d’Lljéisu un arwinnen mit dam dust.Andare a bere nel Lys e tornare con la sete (essere incontentabili).
Varchaufen d’sunnu um chaufen dar moanu.Vendere il sole per comprare la luna (dormire di giorno per far festa di notte)
Is ischt tellur hüten a sakhutu vlüa dén hüten an töchter.È più facile custodire un sacco di pulci che custodire una ragazza.
Pinter trinkht da wéisse wéin im winter, un da summer wén is ischt d’hitz seet’s "was ischt diz?"Pinter beve il vino bianco in inverno, e in estate, quando fa caldo, dice "cos’è questo?" (Quando una cosa non serve la si disprezza).
Chenn va chu chalb.
Tornare da mucca a vitello (regredire)
Zin d’chatzi tur dan bach.
Trascinare i gatti nel torrente (dover far fronte da solo ad una situazione difficile)
Schwétz wénn d’hénnji seikjen ! Parla quando le galline fanno pipì! (stai zitto, non parlare!)
Is het’s in a veckh.
Ce l’ha in un’ala (ha bevuto troppo)
Oalts wi d’weega.Vecchio come le strade
Heiter wi klass
Sereno come vetro

Gressoney
D’ scheitò spréngt nid witt vòm stock
Il truciolo non cade lontano dal ceppo
Jener – De taga lengòr òn d’chelté strengòr
Gennaio – Le giornate più lunghe e il freddo più pungente
Merze – Merzestoub bréngt gras òn loub
Marzo – La polvere di marzo porta erba e foglie (buon raccolto)
Juni ( Broachò) – Rägnòz ém Medarschtag (8. broachò), rägnòz noch vierzg tag
Giugno – Se piove il giorno di San Medardo (8 giugno), piove per quaranta giorni
Ougschte – Ougschte foad, herbscht ém groat, Ougschte livròt, herbscht én der Lysò
Agosto- Inizia agosto, l’autunno è sulle cime, finisce agosto, l’autunno è nel Lys.
Novembre – Hätt Martin de wisse board , heiber e lenge wénter òn ou noch choalt
Novembre – Se San martino ha la barba bianca, avremo un inverno lungo e freddo.
Dezember – Wienacht em chlé, Oschtre em schné
Dicembre – Natale nel verde, Pasqua con la neve.
Oarems wie e chélchòmus
Povero come un topo in chiesa
Miez wie en oalte hòn
Stanco come un vecchio cane
Schwétze wie es chalb
Sudare come un vitello
Hòngrégs wie e wolf
Affamato come un lupo

La Fede cattolica tradizionale dei Walser.

La religiosità


Un carattere peculiare delle popolazioni walser è rappresentato da un profondo e sincero sentimento religioso. La fede nella chiesa cattolica di Roma ha animato gli spiriti  fino al periodo della riforma protestante, allorchè molte comunità svizzere hanno seguito questa nuova via.
Nei nostri paesi, gli abitanti hanno sempre testimoniato la loro fede con una stretta osservanza dei precetti enunciati dal Vangelo e predicati con fervore dai parroci che non lesinavano minacce di grandi punizioni divine e di dannazione eterna ai peccatori, con un’assidua frequenza alla Santa Messa e ai Sacramenti, con preghiere e devozioni ai Santi, e con segni tangibili ed evidenti.
 
 
 
Ad Issime la presenza di una comunità organizzata precedente l’arrivo dei walser giustifica l’esistenza di un edificio religioso con funzioni di chiesa parrocchiale che estendeva la sua giurisdizione su tutta la parte superiore della valle del Lys, dove sorsero, in seguito alla colonizzazione walser, i paesi di Gressoney-Saint-Jean e di Gressoney-La-Trinité. È certo che questi primi gruppi avevano costruito piccole cappelle dove si riunivano per pregare e professare la loro fede, ma per assolvere all’obbligo della Messa domenicale e per ricevere i Sacramenti dovevano scendere fino ad Issime, dove la lingua ufficiale, anche in campo religioso, era il francese, lingua conosciuta soltanto da quei gressonari che possedevano  una certa cultura. Questo spostamento era molto disagevole e, nel periodo invernale, praticamente irrealizzabile. Ben presto e, soprattutto a seguito dell’aumento della popolazione, i gressonari  sentirono l’esigenza di poter disporre di un luogo di culto facilmente raggiungibile e di un pastore che capisse il dialetto walser o la lingua tedesca,  indispensabile per ricevere il sacramento della confessione, senza dover far ricorso ad un interprete.  Ne fecero così richiesta al vescovo di Aosta, e a più riprese, finchè, nel 1660, nacque la parrocchia di Saint Jean, con parroco il gressonaro Sebastiano Menabreaz, e nel 1671, la parrocchia di Trinité, con parroco Johan Netscher, anche lui di Gressoney. Fino al 1883 tutti i parroci delle due comunità erano nativi del luogo e la lingua utilizzata per la Messa, la Confessione, le preghiere e lo studio del catechismo era il tedesco.
Gli abitanti di ognuno dei tre paesi potevano così seguire agevolmente le pratiche religiose che tanto stavano loro a cuore. Manifestarono altresì la loro grande fede e la loro devozione alla Santa Vergine e ai Santi con la costruzione di numerose cappelle, soprattutto nei villaggi più grandi, e di edicole  e croci votive, disseminate un po’ ovunque.
 
 

                  Croce in pietra sullo sfondo del Monte Rosa           Gressoney-La-Trinité
 
Le cappelle risalgono quasi tutte ai secoli XVII e XVIII e, come le chiese parrocchiali, sono state erette grazie al lavoro gratuito dei fedeli e alla loro generosità pecuniaria.
Il riposo domenicale con la partecipazione alla Santa Messa era osservato con scrupolo, così come erano seguite e praticate con coinvolgimento sincero e devoto, la frequenza dei Sacramenti, le preghiere comunitarie e famigliari, le processioni in onore del Santissimo Sacramento, della Santa Trinità, della Madonna, di San Giovanni, per chiedere la protezione di Dio sugli uomini, sul bestiame e sui raccolti, e la liberazione da ogni male o catastrofe. Le confraternite religiose avevano un gran numero di iscritti.
Un’altra occasione di intenso fervore religioso era rappresentato dai pellegrinaggi ai santuari della Valle d’Aosta e di Oropa, nel biellese, ed in particolare al santuario di Einsiedeln, nel cantone svizzero di Schwyz, non lontano da Zurigo e Lucerna. Qui venivano spesso le giovani coppie di sposi per chiedere alla Madonna Nera, venerata in questo santo luogo, la benedizione sulla nuova famiglia e sulla futura prole.
Ogni momento della giornata, ogni avvenimento, felice o doloroso, ogni lavoro era posto sotto la protezione divina che veniva invocata mediante il gesto del segno della croce seguito da ferventi preghiere, al mattino e alla sera, prima e dopo i pasti, prima di iniziare un lavoro particolarmente difficile o pericoloso, prima delle lezioni scolastiche, in caso di disgrazia o malattia, per accogliere un neonato o per accompagnere un moribondo nel suo viaggio verso il Padre Celeste e per liberarlo dalla dannazione eterna.
 
 
 
                                            Benedizione della casa
 
                                          Dove c'è fede c'è amore
                                         Dove c'è amore c'è pace
                                    Dove c'è pace c'è benedizione
                                      Dove c'è benedizione c'è Dio
                                      Dove c'è Dio nessuna pena 
Numerose erano le sante Messe, celebrate in onore di Gesù Cristo, della Vergine Maria, e di molti Santi che venivano pregati per ottenere grazie e protezione particolari.  A Santa Barbara si chiedeva la protezione contro i fulmini e gli incendi, a Santa Agata contro il fuoco e tutti pericoli, mediante la benedizione di una pagnotta di pane e di una manciata di sale, a San Biagio contro il mal di gola, a San Rocco contro la peste e i disastri naturali; Sant’Antonio abate, protettore dei contadini, degli allevatori e degli animali domestici, proteggeva i fedeli contro ogni tipo di contagio; ancora oggi, come un tempo, a San Giovanni Battista si chiede la benedizione sui bimbi più piccoli e San Nicola porta dolciumi in dono ai bambini di Gressoney.
L’usanza del pane benedetto era seguita, ad Issime, fino a qualche decennio fa: una famiglia, in occasione della festa del Santo Patrono del villaggio o in qualche altra solennità, presentava per la benedizione, al sacerdote celebrante, dei cesti contenenti del pane a pezzi, che veniva poi distribuito ai fedeli presenti i quali, dopo essersi fatti il segno della croce, lo mangiavano. In questo modo implorava l’aiuto divino. Per esempio a Mühni, un alpeggio del vallone di San Grato, a 2000 metri di altitudine, il 5 agosto viene festeggiata la Madonna della neve nella cappella del luogo e, i proprietari dell’alpe offrivano il pane benedetto perché non mancasse l’acqua nel periodo di permanenza nella zona.
Oggi questa usanza è sostituita da un’offerta in denaro alla chiesa.
Particolare rilievo è il numero delle Messe che venivano e vengono tuttora celebrate in suffragio dei defunti, con grande partecipazione di fedeli. A Gressoney, durante tutta la funzione religiosa, i fedeli tenevano in mano dei ceri accesi.
L’acqua benedetta era presente in ogni casa, così come messali, quadri a soggetto religioso, altarini, immaginette, rosari e croci. Croci grandi o piccole, sul trave maestro della casa, con le iniziali di Cristo e qualche simbolo cristiano, come l’ancora o i pesci, croci sulla porta d’ingresso, e, all’interno dell’abitazione, appese alle pareti, scolpite su mobili, su oggetti e attrezzi vari. Il segno della croce veniva fatto sul pane prima di affettarlo, sul campo appena vangato, sulla fronte dei neonati, in caso di pericolo incombente, prima di transumare il bestiame o di portarlo al pascolo.
 

                                                             Campanile         Gressoney-La-Trinité
 
Può succedere che una fede cieca e un’osservanza troppo rigida dei precetti religiosi portino i fedeli sulla strada dell’intransigenza e della superstizione. Spesso quindi Dio si vendica mandando mali e danni: i morti tornano per tormentare i vivi con apparizioni o con processioni effimere, dar Kurs a Issime, le streghe si riuniscono in Sabba notturni per studiare sortilegi e incantesimi i cui effetti vengono combattuti con ostinazione e coraggio dalle streghe buone, il diavolo è onnipresente ed è causa di malefici, e può presentarsi in vari modi e sotto diversi travestimenti. Dar Eisene Huf, a Issime, de Iseno Hòf, a Gressoney, cioè  “lo zoccolo di ferro”, altri non è se non il diavolo sempre presente nei rimproveri che gli adulti riversano sui bambini, con minacce di punizioni terribili e inevitabili. Anche alcune persone possono essere dotate di poteri soprannaturali e fare del bene o del male ad altri uomini o agli animali. C'è quindi chi può alleviare il dolore fisico, chi sa sfruttare più di altri le proprietà benefice di erbe o parti di animali, e chi puòl togliere il latte alle mucche, chi può fermare i ladri, chi può causare la caduta di un animale o di una persona, chi può far abortire una donna incinta o una bestia gravida, chi prevede il futuro, e così via.
 
 

                            Processione del Copus Dominis         Issime
 
 

 
                 Processione del 15 Agosto, festa dell'Assunzione      Gressoney-Saint-Jean

La cucina tradizionale Walser.

L'alimentazione


L’alimentazione giornaliera era caratterizzata da cibi semplici, genuini, preparati in casa ed era essenzialmente basata sui cereali, sui frutti della terra spontanei o prodotti da specie coltivate e sul latte con i suoi derivati.
 

                                             Famiglia riunita per il pranzo, in alpeggio

La minestra era il piatto fondamentale, il pane casalingo non mancava, ma lo si sostituiva spesso con delle patate lesse. Un altro piatto importante era la polenta che si mangiava con il latte, il formaggio oppure accompagnata da insalata verde, da uova e da carni al sugo; negli alpeggi era il cibo quotidiano. Inoltre sulla tavola era sempre presente un tagliere con prodotti di salumeria casalinga come il salame, il lardo ecc., e con la toma, il formaggio prodotto durante tutto l’anno con latte scremato, o altri prodotti caseari come ricotta, fresca o condita con sale, pepe e peperoncino, o formaggio caprino.
 

                                La toma, prodotto tipico degli alpeggi
 
In primavera si consumava abbondantemente la verdura raccolta nei prati e si preparavano ottime minestre di erbe, insalate di cicoria e gustose frittate.
Era abituale il consumo di riso e pasta, uniti a legumi, a verdure e nelle minestre.
La carne occupava un posto importante sulle tavole festive e su quelle imbandite per le cerimonie e le occasioni rituali. La carne proveniva generalmente dall’allevamento familiare di mucche, maiali, capre, pecore, pollame e dalla cacciagione. Si cucinava arrostita, bollita o in umido, con aromi naturali e spezie. I condimenti utilizzati erano soprattutto burro, lardo, strutto e olio di noci. Solo raramente veniva usato l’olio d’oliva. Il miele era molto apprezzato come alimento, medicina e dolcificante. 
Limitato era il consumo di zucchero, caffè, spezie e vino. La grappa e altri superalcolici preparati con le erbe montane, come génépi, achillea moscata, éwulewu, a Issime, ebòläbò, a Gressoney, o con sambuco, lamponi, bacche di rosa canina o di ginepro, ciliegie selvatiche, erano riservati alle occasioni speciali o utilizzati come medicinali.
Il pesce conosciuto erano, oltre alla trota dei nostri torrenti e dei laghi alpini, il merluzzo e le acciughe sotto sale, la salacca, il tonno sotto olio venduto sciolto. In primavera le rane erano una leccornia.
I dolci tradizionali, rissili, kanistri, chüjini a Issime, chiechene, hòckiené, kanòstrelle, pòmpernòsslené, schenkeléné a Gressoney, venivano preparati in occasione delle festività quali Natale, Capodanno, carnevale e delle cerimonie.
 
                                                       Dolci tipici:
             1. Héersiene (cuoricini) - Gressoney    2. Kanòstrélle - Gressoney    Kanistri - Issime
             3. Hòckiene (gonfiotti) - Gressoney       4. Chiechiene - Gressoney    Rissili - Issime
 
Avvenimenti come la panificazione e la macellazione del maiale erano sempre il pretesto per lasciarsi andare a goliardici festeggiamenti.

Il Diritto Walser.

Il diritto dei coloni


Per portare a buon fine il loro disegno di bonifica e messa a frutto degli alti boschi, ai signori italiani del Vallese occorreva una popolazione la cui caratteristica peculiare sembrava essere una forma di adattamento quasi biologico ad un ambiente in cui era davvero arduo vivere.  Nel Goms coloro che negli anni avvenire saranno conosciuti col nome di Walser avevano affinato le loro tecniche per la costruzione di infrastrutture civili ed economiche: curare i boschi, dissodare, coltivare, gettare acquedotti per l’irrigazione dei campi e per l’utilizzo domestico, costruire stalle ed abitazioni, mulini, forni, fucine…  Si presentavano come i candidati perfetti per tale impresa.  Occorreva tuttavia offrire a questi ultimi un valido incentivo ed i signori ricorsero al “diritto dei coloni” il cui testo fondamentale è la Carta di Utrecht del 1106.   In essa l’Arcivescovo Friedrich di Amburgo-Brema fissava un accordo con alcuni contadini olandesi esperti nello strappare terre al mare; questi ultimi accettavano di risiedere sulle sponde paludose del Weser per bonificarle e renderle coltivabili ricevendo in compenso il diritto di tenere tali terre in affitto perpetuo e trasmissibile agli eredi, l’amministrazione e la giurisdizione minore e numerose libertà personali. In altre occasioni, altri contadini in tutta l’Europa poterono usufruire di tale “diritto”, ma nessuno di essi fu capace di sfruttarne le potenzialità come seppero fare i coloni alemanni: essi furono abili a plasmarlo fino a renderlo un modello all’avanguardia, in una realtà di asservimento della gleba.
Andando a studiare più approfonditamente i punti del diritto Walser comuni in tutti gli insediamenti, possiamo renderci conto di come esso non fu solo la miccia che innescò la colonizzazione di alte valli incolte, ma si rivelò essere un patrimonio per i discendenti dei coloni stessi. 
In primo luogo era indispensabile garantire ai coloni l’emancipazione da molti obblighi che gravavano sui servi della gleba;  in pratica non avevano limitazioni di matrimonio, non dovevano pagare tributi d’onore  e tasse sul corpo ed avevano libertà di movimento per la terra da colonizzare.  Essi erano in pratica liberi e svincolati da qualsiasi “proprietà feudale”, concessione fondamentale per uomini che di professione volevano fare i colonizzatori. Dopo aver concesso una quasi piena libertà di movimento, occorreva garantire loro un minimo di sicurezze, in un’impresa che aveva poche certezze di riuscita.  Il colono trovava un terreno che giudicava coltivabile, lo dissodava e lo seminava;  verificava se da esso potesse trarre il minimo per la sopravvivenza per sè e la sua famiglia e, solo allora, veniva stipulato un contratto di libero affitto ereditario con il Signore.   In esso di fondamentale importanza erano le clausole che riguardavano la possibilità di vendere o ipotecare il diritto d’uso e di andarsene in assoluta libertà.  Ma la chiave di volta di questo contratto era il canone d’affitto, immutabile nel tempo.  Qualora il colono fosse stato in grado di moltiplicare il valore del terreno apportandovi migliorie o dissodando un altro appezzamento adiacente, il plusvalore non veniva tassato.  Quando, infine, al tributo in natura si sostituì quello in denaro, la svalutazione del canone ridusse le entrate del proprietario terriero a piccole somme, tanto che la vendita del terreno agli stessi coloni si rivelava molto più redditizia di un “meschin balzello”: non dimentichiamo che i signorotti di allora erano sempre in cerca di liquidità per promuovere piccole operazioni belliche o semplicemente per mantenere il loro alto e dispendioso tenore di vita.
 
 

                                  Insediamenti walser ad Alpenzù        Gressoney-Saint-Jean
 
Un terzo capitolo fondamentale riguardava la gestione amministrativa e giuridica dell’insediamento: ai coloni era lasciata la prerogativa di regolare tutto quello che concerneva l’amministrazione della colonia. Gli alemanni erano già avvezzi all’autogestione e seppero organizzare il menage coloniale in modo brillante e democratico.  Tra tutti i residenti della colonia veniva liberamente scelto un Ammano che avrebbe ricoperto la carica di giudice e presidente del tribunale: sotto la sua competenza era la bassa giurisdizione penale “secondo le loro consuetudini”.  La sua autorità si estendeva anche al campo amministrativo, poiché, sempre su base democratica, egli era garante e curatore della divisione degli oneri di gestione della comunità.   All’Ammano era dato il compito di dirimere le piccole liti di natura civile, i diritti di godimento sull’allmende (demanio), le quote d’alpeggio, i rapporti con le vicinanze, l’acquisto dei diritti di appartenenza alla comunità, gli sconfinamenti durante il pascolo, il taglio del bosco, l’aratura, la formazione dei libri dei censi, la suddivisione delle spese per le opere pubbliche, la sistemazione delle strade o lo sgombero della neve, gli affari di culto e così via. L’intera colonia si comportava di fatto come un comune, potendo curare, in modo indipendente e democratico, l’amministrazione, la giustizia ed i rapporti economici con altre colonie.
Un quarto fattore, forse poco valutato, ma di uguale e sostanziale importanza, verteva sull’obbligo di protezione del Signore e di leva militare.  Nella maggior parte degli atti di concessione sono previste prestazioni militari limitate geograficamente e a casi di particolare pericolo.  Nel caso più frequente di insediamenti promossi dai monasteri o dai capitoli canonici è del tutto assente qualsiasi obbligo feudale di soccorso militare.  Tutto ciò si traduceva nel dovere del colono di difendere unicamente l’insediamento, nel proprio interesse e di quello del feudatario e di conseguenza, non ci sarebbero state braccia strappate alla terra, se non per la tutela della stessa.  Nessuno spreco era concesso per una così difficile opera di colonizzazione.
 
 

                                     Insediamenti walser nel vallone di San Grato        Issime
 

Il popolo Walser.

I Walser


La migrazione dei Walser non fu la migrazione di un popolo intero, vale dire di un trasloco in massa verso una meta determinata.  Il loro movimento migratorio è piuttosto un susseguirsi di esodi dalla patria vallesana di singoli gruppi di coloni, che si spostano ad ondate successive, si dividono, si diramano, si disperdono, in modo da rendere difficile stabilire la provenienza e l’andamento della migrazione e della colonizzazione nei loro particolari.  Le vie di questi coloni si sono presto incrociate e le irradiazioni delle colonie primeve si sono toccate e compenetrate, per cui in alcuni casi si rimane nell’oscurità più assoluta sulla loro origine, specialmente per certi insediamenti sparsi ed isolati, adesso abbandonati e privi di documentazione.
Fin dal 1100, non più di duecento anni dopo la loro venuta nel Vallese, sospinti da quell’impulso migratorio che sempre li contraddistinse, parte dei coloni alemanni si rimise in via per fondare al di là di valli e monti nuove colonie, in tre epoche o fasi successive.
I° fase - secoli XII e XIII
Alta Savoia.  Sul confine con la Svizzera, nell’alta Savoia, è storicamente conosciuta l’isola tedesca di Vallorcine; più a nord, non lontano dalla stessa frontiera si trovano due piccole località chiamate Les Allamands.
Vallese. Risalendo la valle a sud di Visp che a sua volta si dirama formando le valli Saastal e Mattertal, i Walser colonizzarono le pendici a nord del massiccio del Monte Rosa fondando i centri di Zermatt, Tasch, Randa, St.Niklaus, Saas Fee, Saas Grund, …
Oberland bernese e Giura. Questi “Lötscher”, come venivano chiamati nei documenti per distinguerli dalla restante popolazione tedesca, provengono dal vallesano Lötschental e si stabilirono a Ammerten, Grimmelwald, Mürrer, Lauterbrunnen e alla Planale sopra il Lago di Brienz; ancora più a nord si stanziarono nei territori di Burgistein e di Blumenstein, nei pressi di Thun.  Il più avanzato insediamento nel cantone di Berna fu una piccola colonia presso Oberbalm. Piccoli gruppi di Walser si spinsero fino alle pendici Giura, tra Solothurn e Basilea.
Piemonte – Valle d’Aosta.  Tra le più importanti linee di migrazione, è quella che condusse i coloni walser dalla regione del Goms, attraverso il passo del Gries fin nell’alta valle del Toce, dove fissarono le loro dimore sparse su una lunghezza di dodici chilometri nella Val Formazza, a Solecchio e ad Agaro.  Un secondo movimento migratorio, originatosi dagli insediamenti di Formazza qualche decennio dopo la loro formazione, li portò a valicare la catena montuosa che s’innalza ad oriente della valle e a stabilirsi a Bosco-Gurin, il più alto villaggio del Ticino e l’unico di lingua tedesca.  Altri coloni vallesani, scendendo dal passo del Sempione, fondarono Sempione villaggio (Simplen) e Zwischbergen, presso l’attuale frontiera italo-svizzera, arrestandosi  a Gondo (Ruden).  Ai piedi del Monte Rosa, dopo aver superato il Passo del Monte Moro, diedero origine a Macugnaga, mentre sul basso corso del Toce si stabilirono ad Ornavasso e Migliandone.  Nell’alta Val Sesia, provenendo dalla valle del Lys attraverso il Col d’Olen o da Macugnaga attraverso il Passo del Turlo, fissarono le loro dimore ad Alagna, Riva Valdobbia e poi a Rima e Rimella.  Dubbia è la paternità walser della fondazione di Carcoforo.  In Val d’Aosta, probabilmente attraverso il Passo del Teodulo (m. 3317), fu raggiunta e poi germanizzata dai Walser quasi tutta la Valle del Lys con i centri di Gressoney, Issime e Niel. Ugual sorte ebbe la parte superiore della contigua Val d’Ayas, chiamata fino a poco tempo fa il Canton des Allemands, come pure indiscutibili tracce linguistiche provano l’esistenza del minuscolo insediamento tedesco di Gettaz des Allemands, sopra a Champdepraz, nel bel mezzo della Valle d’Aosta.
Valli di Urseren e del Reno anteriore. I vallesani tedeschi già verso il 1200, valicato il colle della Furka, calarono nell’Urserental, nell’odierno cantone di Uri, e la colonizzarono.   Di qui, attraverso l’Oberalp sciamarono nella Rezia, l’antica regione romana che corrisponde in buona parte all’odierno Canton Grigioni col Voralberg e il Tirolo del Nord, occupando prima il gradino più alto del Reno anteriore e poi, via via fondando altre colonie in questo bacino fluviale. Tra gli insediamenti più importanti ricordiamo Tschamutt, Obersaxen, Valendas, Versam, Scheia e Fidaz.

 
Dal Mont Néry, alba sul Vogel, sulla Vlu e la Beca Torché        Issime
 
 
II° fase –  secoli XIII e XIV
Grigioni.  Le colonie originarie nei Grigioni sono Davos e Rheinwald, più antica di uno o due decenni.  E’ storicamente documentato che la parte più alta del Reno posteriore non fu colonizzata direttamente dal vallese per la più consueta via Furka-Oberalp, ma attraverso il San Bernardino da un gruppo di Walser provenenti dal sud delle Alpi e originari la maggior parte di Formazza. Ecco alcuni di questi insediamenti: Hinterrheim, Nufenen, ai piedi del San Bernardino, Medels, Sufers, Splügen. In seguito, partendo da queste colonie situate sull’alto corso del Reno posteriore, i Walser diedero origine alle colonie del Walsertal (Zerfreila, Vals, St.Martin, Tersnaus) e della Safiental (campana, Zalön, Gün …) di Tenna, della regione di Tschappina, della valle di Avers (Cröt, Juf, Cresta, …) dell’Oberhalbstein (Flix, Sblocs, Val da Faller), di Mutten e Thusis.
Dal gruppo occidentale del Rheinwald si distingue, sia sotto l’aspetto storico che linguistico,  il gruppo orientale di Davos, la seconda colonia originaria dei Grigioni.  I Walser che colonizzarono Davos vi giunsero direttamente dalla parte più bassa del Vallese tedesco (da Visp in giù) o forse anche dalle colonie piemontesi (Macugnaga, Alagna, Gressoney). Essi si sparsero ben presto nel territorio che forma oggi uno dei più estesi comuni della Svizzera: oltre a Davos (Dorf e Plaz), ricordiamo Frauenkirch, Glaris, Monstein, Sertig, Wiesen, Schmitten, Jenisberg, Arosa, Praden, Grida, Kloster, Schapplin, St.Antönien, Furna, …
Oberland di S.Gallo.  Nelle alte terre della parte meridionale del Cantone di S.Gallo, confinante con i Grigioni, i Walser fissarono le loro dimore nel Calfeisental, nel Weisstannental, a Vättis, Vasön e poi nel territorio di Sargans (Viltersberg, Palfris, Walserberg, Matug), spingendo   l’estrema propagazione fin presso il Buchserberg.  Tracce Walser si trovano anche nella Svizzera interna, specialmente nel Canton di Glarona.
III° fase – secolo XIV
Liechenstein, Voralberg, Tirolo.  L’espansione dei Walser non si fermò ai confini dei Grigioni, ma continuò con la stessa intensità verso il territorio austriaco per spegnersi definitivamente sui confini della Baviera.  E’ quasi certo che si trattò di un movimento originario, parallelo nel tempo a quello di Davos, con cui ha in comune la provenienza dalla regione vallesana a valle di Briga, come lo provano particolari caratteristiche dialettali.  Nel Liechtenstein la quasi totalità dei Walser fondò il comune di Triesenberg.   Delle colonie del Voralberg austriaco le occidentali sono comprese nel bacino del Reno, le orientali in quelle del Danubio.   I più importanti insediamenti si trovano a Laterns, Damüls, nel Grosses Walsertal, nel Tannberg, nel Keines Walsertal, ad oriente   del Reno sulle alture di Uebersaxen, Suldis, Fraxern, Meschach, Ebnit con una punta avanzata fin nei pressi di Bregenz, sul Lago di Costanza; poi verso sud, nel Walgau, nel Brandnertal, nel Montafon e infine nel Sibertal.  Nel Tirolo occidentale i Walser germanizzarono la regione già romanza di Galtür.
 
 
 
 
Da sempre fruitori del “diritto dei coloni” – al 1277 risale una dichiarazione di libertà rilasciata agli uomini di Biel, nel Goms,  da Marquandus di Mörel - essi furono capaci di plasmarlo e aggiornarlo fino a far diventare il loro status giuridico un carattere  distintivo fondamentale della loro storia.  Prima ancora che come identificativo di una popolazione, il termine “walser” viene usato nel campo giuridico ogni qualvolta venivano accordate quelle libertà dovute al dissodamento.
La prima attestazione di questo termine risale al 1320, quando in un libro di rendite, il giudice della valle tirolese di Galtür registra le “novali” degli “homines dicti Walser in Cultaur advenientes”.  Come Walliser o Walser, i coloni compaiono nella regione di colonizzazione della Rezia inferiore e del Voralberg in numerosi documenti del XIV e XV secolo.  Nella Rezia superiore i coloni saranno riconosciuti come Walser solo a partire dal XIX secolo, così come solo nel secolo scorso il termine Walser viene riconosciuto a quelle colonie a sud delle Alpi: Bosco Gurin negli anni ’30, Formazza ed il Monte Rosa negli anni ’40 e ’50.