Associazione Culturale Aristocrazia Europea

martedì 27 novembre 2012

Il movimento Wandervogel.

Il perché di questo documento di approfondimento sull’uomo e il viaggio è soprattutto basato sull’importanza che quest’ultimo, nelle sue molteplici accezioni, ha avuto, e continua ad avere, nella storia della formazione dell’uomo; assumendo varie forme: fisiche e metafisiche. Sin dagli albori, l’uomo, ha dato a questa esperienza un significato sempre più profondo. Nella Preistoria gli esploratori erano coloro che andavano a cercare luoghi di caccia ed in seguito terreni utili all’ agricoltura, per permettere alle proprie tribù di sopravvivere. Nelle prime comunità, attorno al fuoco, gli antichi raccontavano le gesta delle tribù o degli eroi che attraverso mille peripezie ne avevano garantito la continuazione. Il viaggio è al centro dei primi libri dell’uomo: l’ “Epopea di Gigalmesh”, e “l’Odissea” di Omero; al viaggio si devono le descrizione degli esploratori, utili alle campagne militari di Roma, oppure la “Divina Commedia” di Dante Alighieri o “Il Milione” di Marco Polo fino a “Bestie uomini e dei” di F. Ossendowsky. Il viaggio assume sempre più un significato esoterico ed essoterico, forma l’uomo e la sua comunità, ne sviluppa lo spirito di avventura, lo spinge come Odisseo al di là delle Colonne d’Ercole ed in altra forma, si presenta come metafora della spiritualità umana. Noi ne parleremo in termini moderni, tralasciando il lato esoterico e dedicandoci al suo aspetto più pratico e comunitario. Tracceremo una breve storia che va dalla fine dell’Ottocento ai giorni nostri senza una pretesa scientifica, ma attraverso il sentimento antiborghese che ne ha sempre permeato lo spirito. Attraverso la storia del movimento “Wandervogel”, guardando le figure di alcuni importanti esploratori, per arrivare fino ai giorni nostri ed analizzare la figura del viaggiatore “zaino in spalla”, espressione carica di significato quest’ultima, in questo momento nichilista della nostra civiltà. Il movimento Wandervogel Il movimento “Wandervogel” nasce intorno al 1896 e affonda le sue radici nel movimento romantico dei primi anni dell’Ottocento e nella mistica nazionalpatriottica della gioventù tedesca durante le guerre di quel periodo. Il nome viene da un poema di Joseph Von Eichendorff uno dei più rappresentativi e qualificati esponenti della letteratura romantica tedesca, autore del celebre “Aus dem Leben Eines Taugenichts” (“Il diario di un perdigiorno”), che si può considerare il libro di riferimento della contestazione alla società industriale e commerciale che si stava formando in quell’ epoca. Nei primi anni dell’Ottocento si era sviluppata una letteratura sinceramente patriottica che, a causa anche della situazione di instabilità politica della prima parte del secolo, portò a sviluppare un modello culturale che opponeva ai principi culturali della Rivoluzione francese, democratici ed egualitari e fortemente razionalisti, un esaltazione del sentimento della natura, della fantasia e della benefica diversità degli uomini, che esaltava la Nazione come entità spirituale e vedeva la vita come una lotta incessante e titanica contro il destino, considerato un elemento attivo dell’ordine universale. E’ da questi presupposti che nascerà poi la Jugendbewegung (Lega Giovanile). Infatti nel 1896 uno studente del liceo di Steglitz diede vita ad una lega di stenografi che si trasformò in un centro escursionistico, con i ragazzi pronti a vagabondare tra le varie località dell’impero. Il wandern (vagabondare) dei primi wandervogel assunse ben presto una fuga dalla civiltà, dal progresso, lontano dalle fabbriche e dalle ciminiere, immersi nella natura. I giovani rinascevano a nuova vita, ritrovavano la propria coscienza ed osservavano il mondo con altri occhi, nel silenzio del bosco e delle vette, riscoprivano la vocazione al divino. Ad orientare questa direzione fu lo studente Karl Fischer. Fu sotto la sua spinta che le escursioni vennero intensificate e assunsero un carattere militare, nello stile e nella disciplina, creando una comunità cementata da un ardente spiritualità per porre le basi di un mondo migliore. La sera del 4 novembre 1901 si può considerare come la data di fondazione del movimento. Da questa data infatti, ha inizio un opera di proselitismo tra la gioventù tedesca soprattutto ad opera di Karl Fischer. La gioventù di Steglitz prese l’abitudine a riunirsi sulle colline accanto a castelli e rovine dell’epoca medioevale, di notte i fuochi bruciavano nella valle di Nuthe, qui si celebrava il solstizio secondo i riti e le tradizioni degli antichi Germani. Con il tempo si diffuse anche l’abitudine alle scalate sulle vette, lasciando dietro di sé i pensieri meschini, parlando degli scrittori preferiti e dando grande spazio ai racconti delle saghe. Il canto era una pratica costante e accompagnava ogni momento del viaggio, si cantavano principalmente canzoni contadine rielaborate, ma anche i canti di mare e quelli di guerra, sopratutto quelli dei lanzichenecchi. I wandervogel adottarono molte di queste canzoni, ad esempio quelli di Amburgo cantavano le canzoni dei pirati (rif. E. von Salomon “I Proscritti”). Su queste basi nasceva una comunità contraddistinta da un grande spirito di cameratismo e di disciplina fortemente antiborghese. In breve il movimento si estese in tutta la Germania e si formarono varie Bund in tutte le città: “ Di domenica mattina, verso le sette, si poteva vedere abitualmente un paio di gendarmi andare su e giù per le strade di Steglitz, oppure giovani fattorini del latte e donne infreddolite che distribuivano il pane andando di porta in porta o anche giovani fanciulle che, stanche di una notte di danze, ritornavano a casa accompagnate da pallidi cavalieri. Ogni altra cosa intanto continuava a dormire, mentre tenui risuonavano i campanili delle chiese. Ecco però ancora qualcosa … da lontano si avverte qualcuno avanzare con passo pesante attraverso le strade silenziose, si ode un fischio e poi ancora un altro … un paio di berretti di colore diverso, un grigio cappello sformato, un giovanottello con al collo un fazzoletto rosso … poi qua e là alcuni più giovani e dall’aspetto timido con la merenda per il cammino e gli occhi ancora assonnati. Un altro ancora sopraggiunge e saluta Heil.”(cit. pag. 26 “Wandervogel”di N. Cospito). Nel contatto con la natura i giovani ritrovavano dunque il proprio essere, smarrito nel frenetico ritmo della vita quotidiana, cominciavano a rendersi conto dell’alienazione della vita urbana e del senso di frustrazione prodotti dall’urbanesimo delle megalopoli e riscoprivano così il valore della civiltà contadina imparando a conoscere e ad amare le antiche tradizioni che li avvicinavano sempre di più all’ Heimat (patria), alla vita del popolo, conformandosi alla sua genuinità ideale sulla cui base costruire un nuovo modello sociale. Emerge, quindi, una nuova figura, un giovane scanzonato in marcia dal tramonto all’alba, col sole o con la pioggia, sacco in spalla, cibo semplice e naturale, sempre in compagnia di uno strumento. Una gioventù nuova, rivoluzionaria, dotata di originalità ed efficacia. Il mito del successo, la corsa al benessere ed al denaro non poteva dare risposte ad una generazione piena di speranza e di ideali e si creò uno scontro con la società degli adulti, la parola d’ordine era: i giovani con i giovani. “Il movimento intanto allargava la base dei suoi aderenti e “già nel 1904 l’ondata dei Wandervogel era dilagata in Germania con forza tale, che neppure Karl Fischer era più in grado di spiegarsene le ragioni”. Le riunioni a Steglitz si svolgevano due volte alla settimana nella sede del movimento. Nel corso di questi incontri si intavolavano discussioni e dibattiti su vari temi e spesso avevano luogo le cerimonie delle nuove iscrizioni. Nel corso di queste cerimonie che avevano un carattere estremamente suggestivo, Fischer, in qualità di capo supremo, illustrava ai neofito spirito, il programma e gli scopi dell’organizzazione. Egli sottolineava in particolare il valore dello spirito gerarchico e della disciplina che mai e in alcun modo avrebbero dovuto essere trasgrediti. Dopo altri preamboli e formalità si procedeva al giuramento che appariva solenne e impegnativo: “Vuoi tu promettere tutto questo al fine di entrare a far parte dell’encomiabile gruppo degli scolari girovaghi? Dì allora forte e chiaro: Sì! Avete registrato tutto?- Si rivolgeva, infine, Fischer ai testimoni che sempre presenziavano in numero di due per rendere possibile l’atto di iscrizione – Sì! rispondeva ognuno di loro e allora Fischer stringeva la mano al giovane neofita, lo scrutava da capo a piedi e ne registrava il nome nel libro degli iscritti. Quando le formalità erano finalmente adempiute, aveva inizio la fase più allegra della cerimonia. Fischer prendeva la chitarra e lentamente, piano piano, cominciava a cantare mentre gli altri lo seguivano in coro. Altre volte era Wolf Meyen a intonare un canto tra quelli che aveva appreso tempo prima dai contadini o da altri girovaghi …” Il nuovo aderente veniva subito inserito nei ranghi e nelle strutture dell’organizzazione. Dopo il giuramento riceveva la qualifica di Scholar ed entrava a far parte della categoria dei novizi, dopo qualche tempo diventava Bursche, titolo che gli comportava qualche incarico di responsabilità e infine passava nell’ordine dei Bachanten, divenendo così un militante a tutti gli effetti. Fischer ricopriva la carica di Oberbachant, cioè il capo assoluto. Il termine Baccante derivava dalla tradizione dei clerici vagantes dell’epopea medioevale che per i Wandervogel costituirono un costante punto di riferimento. E proprio durante il Medioevo, quando gli scolari girovaghi andavano attraverso i campi e i boschi, si era dato al capo banda il soprannome di Baccante. Si trattava di un mito romantico e, infatti, come già era stato per il Romanticismo, anche in questi anni la gioventù cercava nella civiltà medioevale una alternativa valida e affascinante da contrapporre al razionalismo e al meccanicismo imperanti. Senza dimenticare poi il sentimento di disprezzo che animava la Jugendbewegung nei confronti delle ideologie democratiche e moderniste.” (op. cit. pag 30,31,32 “Wandervogel” N.Cospito). I wandervogel sentirono doveroso farsi carico di una situazione che degenerava di giorno in giorno, essi sentirono la necessità di procedere ad una rigenerazione degli animi contaminati dalla civiltà edonista e materialista. Durante quello che fu il loro più grande raduno, tenuto nel 1913 sul monte Meissner, si assistette all’apogeo del movimento con ben 13000 partecipanti. I wandervogel, di lì a poco, si arruolarono in massa ed entusiasti andarono in guerra ( 1914-18) sperando di cambiare il mondo. Tra loro anche due giovani portarono il loro entusiasmo, i fratelli Junger.

Nessun commento:

Posta un commento