Associazione Culturale Aristocrazia Europea

giovedì 29 novembre 2012

Wandervögel: ambiente, tradizione ed identità.

Le radici culturali La storia dei Wandervögel ha inizio verso la fine del secolo scorso e precisamente intorno al 1896. secondo alcuni storici essa termina nel 1914, alla vigilia del primo conflitto mondiale, secondo altri nel 1933 con l’avvento del regime nazionalsocialista, altri studiosi infine sono del parere che essa non possa considerarsi definitivamente conclusa. Tutti comunque sono concordi nel riconoscere l’importanza e il significato di questo movimento giovanile la cui conoscenza è indispensabile per ben comprendere e interpretare le radicali trasformazioni psicologiche, politiche e sociali che hanno caratterizzato la Germania nella prima metà del secolo ventesimo. D’altro canto, una completa comprensione del fenomeno Wandervögel non sarebbe possibile senza tener conto che esso affonda le sue radici nel movimento romantico dei primi anni dell’ottocento e nella mistica nazional-patriottica che pervase l’animo della gioventù tedesca all’epoca delle guerre di liberazione. E’ così dunque che nel secondo dopoguerra l’attenzione dei ricercatori e degli studiosi si è appuntata sulla storia tedesca degli ultimi duecento anni, con l’intento specifico, da parte di taluni, di individuare nell’ambito della cultura romantica e antirazionalista dei primi decenni del diciannovesimo secolo le origini di quella che Gorge L. Mosse ha indicato come < la crisi dell’ideologia tedesca > e che ha trovato la sua massima espressione nelle dimensioni e nelle forme politiche del nazionalsocialismo. Proprio in questo senso non è un caso che il termine Wandervogel, la cui traduzione letterale è quella di uccello migratore, scelta dal movimento giovanile per autodefinirsi, sia stato tratto da una poesia di Joseph von Eichendorff (1788-1857), uno dei più rappresentativi e qualificati esponenti della letteratura romantica, autore del celebre Aus dem Leben eines Taughenichts ( il diario di un perdigiorno) che può essere considerato una sorta di vangelo della contestazione del mondo industriale e commerciale che si andava formando in Europa all’inizio dell’ottocento e di rivolta ai suoi pseudo-valori. Eichendorff, di origine nobile, avvertì con disappunto e preoccupazione l’emergere di una classe di parvenus, da lui definiti con disprezzo filistei, che rapidamente si andava sostituendo alla antica e sana aristocrazia contadina, fondando il proprio primato sul potere del denaro. Eichendorff fu inoltre un’ardente patriota e molte furono le canzoni da lui composte che si ispiravano alle guerre di liberazione e che si riallacciavano a quelle di Theodor Körner, diMax von Schnkendorff e di Ernst Moritz Arndt del quale,in particolare, furono famose le Waffenstillstand der Nacht (tregua nella notte) e la poesia patriottica Wass ist des Deutscen Vaterland? (qual è la patria dei tedeschi?). Nei primi anni dell’ottocento si era sviluppata in Germania una letteratura autenticamente patriottica che traeva spunto da una situazione politica instabile ed inquieta. Dopo la disfatta di Jena del 1806 che aveva visto gli eserciti prussiani completamente sbaragliati, il paese era stato occupato dalle armate di Napoleone Buonaparte e la popolazione aveva perso completamente la libertà e l’autonomia. Fu proprio di fronte alla tragedia della patria umiliata e divisa che Johann Gottlob Fiche sentì il bisogno di reagire e nel 1807 pronunciò i suoi Reden an die deutsche nation (Discorsi alla nazione tedesca) in cui esortava i suoi connazionali a riacquistare coscienza di sé, a riscoprire le virtù e le glorie del passato, condizione indispensabile per porre le basi della rinascita nazionale e per proiettarsi nell’avvenire, un avvenire libero dalla servitù e dalla vergogna. Il suo messaggio e il suo appello non rimasero inascoltati. Di là a qualche anno infatti i giovani accorsero a migliaia da ogni angolo della Germania ad arruolarsi nelle armate prussiane del generale von Lützow e nelle formazioni dei volontari, offrendo un grande tributo di sangue nella battaglia di Lipsia ( 16-19 ottobre 1813 ), la storica battaglia delle Nazioni o dei popoli (Völkerschlacht), come allora si disse, che segnò il tramonto di Napoleone e il crollo della dominazione francese in Europa. Come vedremo, l’anniversario della battaglia di Lipsia era destinato a diventare oggetto di celebrazione e di culto da parte della Jugendbewegung che vide sempre nell’epopea del 1813 un esempio da emulare. In questi anni poi, esattamente nel 1808, Heinrich von Kleist compose Die Hermannschlacht (la battaglia di Arminio), un’opera in cui emergeva a chiare lettere l’esortazione ai suoi connazionali a respingere l’influenza della cultura e della civiltà francesi che troppo erano penetrate in Germania, a seguire insomma l’esempio di Arminio il Cherusco che, battendo nel 9 d.c. nella selva di Teutoburgo le legioni romane del console Varo, aveva saputo porre freno all’invasione straniera e al processo di romanizzazione in atto allora tra i germani. La rivolta contro la cultura e la civiltà francesi ritenute straniere, nasceva dal rifiuto consapevole dei modelli sociali fondati sul razionalismo e sul cosmopolitismo, sul mito del progresso e, più in generale, sugli immortali principi dell’89. Ai valori democratici ed egualitari, il Romanticismo tedesco oppose la sua esaltazione del sentimento, della fantasia, della natura e della benefica diversità tra gli uomini. Esso preferì esaltare l’anima popolare, valorizzare la nazione intesa come entità spirituale e volle vedere la vita come una lotta incessante e titanica contro il destino considerato un elemento attivo dell’ordine universale. Senz’altro impregnate di spirito romantico, oltre che di avversione antifrancese, furono le Burschenschaften e le Turnerschaften, le organizzazioni studentesche e ginnico-sportive fondate da Friedrich Ludwig Jahn, babbo Jahn (Vater Jahn) come lo chiamavamo affettuosamente i suoi seguaci. Professore all’università di Berlino e formidabile oratore, predicatore dedito al vagabondaggio e agitatore politico di prim’ordine, Jahn, all’epoca delle guerre di liberazione aveva ricevuto dal governo prussiano l’incarico di predisporre l’insurrezione della popolazione tedesca contro Napoleone, compito al quale si dedicò con tutte le sue energie. Nel 1811 Jahn diede vita alla prima organizzazione ginnico-sportiva e contemporaneamente costituì un gruppo nazionalista clandestino. Sostenitore acceso della Weltanschauung che contrapponeva uno stato organico a base nazional-patriottica alla società atomistica e disgregata di stampo liberal-democratico, fu proprio lui a coniare il termine Volksturm per indicare la nazione di popolo (Volk) inteso come comunità di sangue e di destino. Insieme a Ernst Moritz Arndt, Jahn diede un contributo importantissimo alla nascita di una nuova coscienza nel popolo tedesco e la sua opera Das deutsche Volksturm ( la nazionalità tedesca ) che si proponeva di risvegliare il nazionalismo ritenuto un fattore innato nell’anima germanica, ebbe una grandissima influenza nel suscitare il patriottismo indispensabile a mobilitare le masse e a spingerle alla lotta per l’indipendenza. Anche dopo la disfatta di Napoleone e il nuovo ordinamento della Germania in una confederazione di trentanove stati, sancito dal congresso di Vienna, le corporazioni studentesche continuarono la loro azione di proselitismo e nel 1817 tennero un grande raduno sul castello della Wartburg nei pressi di Eisenach in Sassonia. Qui , tra lo sventolio delle bandiere dai colori nero-rosso-oro e gli antichi canti di guerra, vennero distrutti i simboli ed i libri stranieri, ritenuti avvelenatori della genuina cultura tradizionale del popolo tedesco. E’ con questi presupposti e con questo spirito che doveva nascere e affermarsi la Jugendbewegung!

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